Lo scorso 22 Maggio la Fondazione MAST di Bologna ha inaugurato una nuova mostra (vedi il REEL) dedicata al fotografo contemporaneo Mohamed Bourouissa, celebre per i suoi scatti dedicati alla periferia e agli ultimi della società.
L’allestimento si divide in quattro sezioni dedicati ai progetti fotografici: Péripherique (2005 – 2008), Horse Day (2013-2019), Shoplifters (2014) e Hands (2025). Abbiamo apprezzato molto il suo lavoro e oggi ti parliamo di questa nuova mostra a ingresso gratuito, visitabile fino al 28 Settembre.

Mohamed Bourouissa: chi è il fotografo attento agli ultimi?
Mohamed Bourouissa è un fotografo e artista visivo nato nel 1978 a Blida, in Algeria, e attualmente residente a Parigi. La sua formazione accademica include studi in Arti Visive alla Sorbona e fotografia all’École Nationale Supérieure des Arts Décoratifs di Parigi, seguiti da un periodo di perfezionamento al Le Fresnoy – Studio National des Arts Contemporains.
Il suo lavoro si distingue per un approccio critico e immersivo alla rappresentazione delle periferie urbane e delle comunità marginalizzate. Progetti come Périphérique (2005–2008) e Horse Day (2022) combinano elementi di fotografia, scultura, video e installazione per esplorare temi come l’esclusione sociale, l’identità culturale e la lotta contro gli stereotipi mediatici.

Bourouissa ha esposto le sue opere in numerosi musei e biennali internazionali, tra cui il Centre Pompidou e il Palais de Tokyo a Parigi, il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, il New Museum di New York e il Stedelijk Museum di Amsterdam. Nel 2020 ha vinto il Deutsche Börse Photography Foundation Prize per la sua mostra Free Trade presentata alle Rencontres d’Arles, riconoscendo il suo impegno nel ritrarre le tensioni invisibili tra diverse realtà sociali e culturali.

Périphérique, il mondo parallelo della Francia
Périphérique (2005–2008) è il progetto fotografico che segna la notorietà di Mohamed Bourouissa sulla scena dell’arte contemporanea e della fotografia documentaria, realizzato nel 2005 dopo le rivolte nelle banlieues francesi. Il titolo riprende il nome della tangenziale di Parigi, che simbolicamente divide il centro, abitato dai parigini di buona famiglia, dalle banlieues, le periferie animate dalle comunità marginalizzate.

In questo lavoro, Bourouissa ha messo in scena situazioni che rievocano momenti di tensione sociale, ispirandosi a quadri storici e alla pittura classica di David, Ingres e Delacroix, con una particolare attenzione alla composizione e alla luce.
È il caso del suo intitolato “La République” (2006) ispirato al famoso quadro “La libertà che guida il popolo” del pittore Eugène Delacroix (1798-1863), simbolo della Francia e delle sue lotte rivoluzionarie. La somiglianza è lampante, basta guardare il tricolore francese che svetta nella parte alta dell’immagine, per immaginare una rivoluzione fatta da una nuova casta sociale. Il fotografo scatta reportage spontanei ma costruiti meticolosamente, grazie all’aiuto dei giovani delle periferie francesi che posano in situazioni cariche di conflitto, dignità e intensità.

Perché la periferia?
L’obiettivo di Bourouissa era sfidare gli stereotipi visivi con cui spesso vengono rappresentate le periferie urbane nei media, evitando scene sensazionali e pietose. I suoi soggetti non sono vittime, ma attori consapevoli di una narrazione fotografica e politica. In questo modo, Périphérique propone una nuova chiave di lettura, mostrando la ricchezza emotiva e culturale di luoghi ignorati o demonizzati dalla società.

Esposta in musei e gallerie internazionali, la serie è oggi considerata un’opera fondamentale per comprendere il rapporto tra fotografia, identità e rappresentazione sociale nell’Europa contemporanea. Attualmente, il fotografo continua a creare scatti che si aggiungono al progetto, facendolo crescere di pari passo alla società contemporanea. Infatti, nelle sue composizioni, dopo la comunità africana arriva quella islamica, protagonista dei flussi migratori degli ultimi anni.

Di certo, la personale di Mohamed Bourouissa è un’ottima occasione per riflettere sulla stratificazione sociale che silenziosamente dilaga in tutta Europa. È grazie a fotografi come lui che le periferie hanno una voce nell’arte contemporanea e la fotografia documentaria si trasforma in uno strumento critico e poetico.
Le immagini in mostra alla Fondazione MAST ci costringono a interrogarci su potere, identità e spazio urbano, come una lente di ingrandimento che ci invita a vedere i piccoli dettagli della realtà.
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