Ci sono storie che andrebbero raccontate partendo dai viaggi intrapresi dalle persone nella propria vita per cambiarla o, talvolta, per trovare il proprio posto nel mondo. L’Uzbekistan, ricco di storie del genere, è protagonista di quella che sto per raccontare attraverso la mostra “Uzbekistan: lAvanguardia nel deserto”.

Partiamo da una domanda semplice: Cosa succede quando un espressione artistica emerge da terre lontane, dove tradizioni millenarie si fondono con l’innovazione più audace? A questa domanda risponde la mostra “Uzbekistan: lAvanguardia nel deserto”, che si propone di esplorare pagine straordinarie e ancora poco conosciute dell’arte della prima metà del XX secolo.

Cosa farai quando sarai in Uzbekistan?

Visioni dell’Avanguardia orientale

Presentata per la prima volta al pubblico italiano (e occidentale), questa mostra unisce due delle più importanti raccolte d’arte del Novecento presenti in Uzbekistan. Con circa 100 opere, principalmente dipinti su tela e su carta, oltre a reperti emblematici della tradizione tessile uzbeka, offre una panoramica completa di un periodo artistico cruciale.

Promossa e sostenuta dalla Uzbekistan Art and Culture Development Foundation e curata da Silvia Burini e Giuseppe Barbieri, direttori del Centro Studi sullArte Russa dellUniversità CaFoscari Venezia, con il supporto di un prestigioso comitato scientifico internazionale, la mostra si articola in due sedi prestigiose: Venezia e Firenze, con Palazzo Pitti come cornice.

Questa mostra è significativa perché stabilisce per la prima volta relazioni così precise tra le due principali raccolte d’arte dell’Uzbekistan. Questo elemento è fondamentale per comprendere appieno la profondità di una vicenda artistica tanto affascinante quanto sottovalutata.

In precedenza, l’Avanguardia nell’Asia centrale era stata considerata una sorta di appendice marginale della grande svolta artistica avvenuta nelle capitali russe. Ma ciò che emerge da questa mostra è la genesi e lo sviluppo di una vera e propria scuola nazionale, un’Avanguardia Orientale affascinante e unica, proprio come ce ne sono state tante e diverse nel vecchio continente.

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Il centro dell’Asia come fusione di culture artistiche

L’Avanguardia Orientale è il frutto di un dialogo culturale e artistico profondo, che ha visto l’incontro tra secolari tradizioni artistiche locali e l’esigenza di esplorare nuovi linguaggi pittorici. Questo dialogo interculturale ha coinvolto artisti di diverse etnie e nazionalità, tutti radicati in una terra che hanno scelto di chiamare casa, formando un’Avanguardia inclusiva, fatta di confronto, collaborazione e comuni incontri.

La mostra presenta una selezione di opere che rappresentano questa straordinaria fusione di culture e stili artistici, ritrovandosi dallastrattismo delle opere inviate da artisti russi di spicco, come Kandinskij, Lentulov, Maškov e Rodčenko, allespressione dell’Avanguardia Orientale, con artisti come Volkov, Karachan, Kašina e Tansykbaev. La mostra offre una visione completa di un periodo di fermento e creatività senza precedenti.

L’arte oltre i confini del deserto

Protagonista assoluto di questo racconto la figura leggendaria di: Igor’ Savickij, archeologo di formazione, pittore per passione e collezionista per vocazione, ha giocato un ruolo fondamentale nella preservazione e valorizzazione del patrimonio artistico dell’Uzbekistan. La sua straordinaria collezione di opere d’arte d’Avanguardia russa, raccolta nel bel mezzo del deserto nel Karakalpakstan, è una testimonianza unica di uno dei più importanti movimenti artistici del XX secolo.

“Uzbekistan: lAvanguardia nel deserto” non è solo una mostra d’arte, ma un intero viaggio attraverso il tempo e lo spazio, alla scoperta di un’Avanguardia unica e affascinante, nata dalla fusione di tradizione e innovazione, cultura russa e orientale, passato e presente.

È una storia mai raccontata che finalmente riceve la visibilità e il riconoscimento che merita.

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Francesco

Ha una barba lunga che, insieme agli occhiali da sole, gli permette di avere quel “(…) per avere più carisma e sintomatico mistero,” per dirla alla Battiato; ma la figlia direbbe che è semplicemente gentile, cosa rara di questi tempi. È perennemente in giro per mostre in città italiane e non. Gli piace andare in giro e “ciacolare” con le persone. Ci racconta che a 4 anni, i suoi genitori gli regalarono uno zaino per viaggiare, e ancora oggi non riesce a non averne uno dove mettere le sue cose. “Attualmente, il viaggio più bello lo sto facendo con mia moglie e mia figlia, e non riuscirei a descriverlo”.

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