Vivo qui in Cambogia da diversi mesi e pochi giorni fa, dal 14 al 16 aprile, ho vissuto il mio primo Capodanno Khmer (Capodanno cambogiano). Questa è una delle festività più sentite nel Paese anche se c’è chi dice che il modo in cui viene festeggiata oggi non sia proprio quello autentico ma abbia subìto delle influenze, specialmente dalla Thailandia.

Considerando che la maggior parte della popolazione si occupa ancora dell’agricoltura, il fatto che il Capodanno Khmer nasca come una festa contadina è perfettamente logico. L’evento segna, inoltre, la fine della stagione secca e l’inizio di quella delle piogge. 

La festa dura per 3 giorni e quest’anno si è trattato, appunto, dei giorni compresi fra il 14 e il 16 aprile, anche se i preparativi sono iniziati diversi giorni prima e alcune attività, come quelle sul fiume qui a Siem Reap, erano già attive il 13 aprile. 

Vivere il Capodanno Khmer a Siem Reap

Il Capodanno Khmer è stato festeggiato ovunque in Cambogia, dalla capitale Phnom Penh (anche se svuotata, visto che tante persone sono tornate dai famigliari nelle zone d’origine, proprio per festeggiare tutti insieme), alle cittadine passando per i villaggi. Io l’ho festeggiato qui a Siem Reap, dove abito. Per tutti e 3 i giorni, c’erano degli eventi a ingresso gratuito nel parco archeologico di Angkor Wat. L’ingresso al parco archeologico è sempre gratuito per i cambogiani e da un po’ anche per gli expats che vivono qui da almeno 2 anni. Per me è ancora presto, ma comunque gli eventi erano gratuiti anche per gli occidentali, purché non entrassimo nei templi (vedere Angkor Wat ancora una volta, seppur da lontano e senza entrarci, vale comunque la pena).

Gli eventi nel complesso archeologico di Angkor Wat includevano esibizioni artistiche, giochi tradizionali, musica, parate e perfino due tentativi, andati a buon fine, di entrare nel Guinnes World Record. Io ci sono andata sabato. C’era così tanta gente che è difficile da descrivere! Sinceramente mi aspettavo molti più occidentali, invece c’erano quasi esclusivamente cambogiani, ed io lo preferisco. C’era anche una zona dedicata all’acqua, perché una delle parti salienti di questi festeggiamenti è proprio che, in questi 3 giorni, specialmente alla sera, non puoi uscire di casa senza rientrare completamente zuppo.

Nella zona lungo il fiume, invece, c’erano bancarelle che vendevano di tutto e di più (principalmente cibo), musica ed esibizioni tradizionali e la possibilità di fare un giro sul fiume a bordo delle barchette.

Pistole ad acqua e secchiate

Come ho accennato, la caratteristica principale di questi festeggiamenti (quella che dicono essere importata da Pattaya, in Thailandia) è proprio il fatto che chiunque è “armato” di pistole ad acqua e secchi di varie dimensioni. Per tre giorni, le strade diventano come fiumi, fiancheggiate da persone ben attrezzate per inzupparti.

Ci sono anche famiglie radunate sui cassoni delle jeep che fanno il giro della città con l’unico scopo d’inzuppare quante più persone possibile. L’atmosfera è di festa, frenesia ed esaltazione. Nei giorni antecedenti la festa, vedevo bancarelle improvvisate spuntare come funghi, tutte a vendere queste pistole ad acqua (di varie dimensioni) e poi attrezzatura anti-acqua come borsette per mettere al sicuro i cellulari, occhiali e cappellini anti-acqua eccetera e ricordo che mi sono chiesta, “E’ davvero necessario tutto questo?”.

Non avevo idea del livello d’impegno dei cambogiani per inzuppare gli altri. Io immaginavo qualcosa tipo Ferragosto paesino toscano dove sono cresciuta, in cui un paio di bambini lanciava uno o due gavettoni invece qui, lo ripeto, era una lotta all’ultimo sangue, anzi, all’ultima goccia.

Passare del tempo con  i cambogiani

Vivendo qui ho diversi amici e conoscenti cambogiani quindi spesso ero l’unica non cambogiana nel gruppo. Sinceramente, è impossibile non farsi coinvolgere da questa frenesia. Armata a mia volta di tubo di gomma, secchiello o pistola ad acqua (recuperata da qualcuno perché ho sentito dire che il prezzo per i barang, ovvero i non cambogiani, era di circa 30 dollari per una pistola ad acqua) mi sono messa a spruzzare gli altri! Alcuni facevano la “cattiveria” di usare l’acqua congelata, che ti lanciavano addosso, specialmente lungo la schiena. Va bene che è umido e ci sono circa 35 gradi, però, insomma! La cosa che mi è piaciuta di più di questi giorni è stata proprio mescolarmi alle persone del posto, vivere i festeggiamenti con loro. I cambogiani sono persone deliziose. Come dico sempre, la mela marcia c’è ovunque, ma io non l’ho ancora incontrata. 

In questo frangente, penso alla signora cambogiana che, vedendomi sul punto di svenire per il caldo a un evento ad Angkor Wat, mi ha puntato addosso il suo ventilatore portabile, tutta sorridente, e mi ha detto “ora stai meglio” oppure alla famiglia di cambogiani che neanche conoscevo e che mi ha invitata a fare il giro della città, armati di pistole ad acqua, a bordo del cassone della loro jeep (ho detto di sì, ma poi sono scesa perché questi erano esaltati e non sarebbero rientrati se non dopo ore!) o, ancora, a tutti quelli che mi hanno accolta nei loro gruppi, prestandomi la pistola ad acqua o il secchio, semplicemente giocando con me e sforzandosi di comunicare anche se il loro inglese a volte era piuttosto ridotto.

I lati negativi del Capodanno Khmer

Purtroppo, so che ci sono stati diversi incidenti e anche dei morti e non è difficile immaginare perché. Come ho detto, le persone – principalmente bambini e ragazzi, ma tanti adulti non sono da meno – spruzzano acqua contro gli altri senza alcun ritegno e questo include anche contro chi guida il tuc tuc, la moto o la bicicletta. Fare un incidente, in quel contesto, non  è una possibilità così remota. So anche di persone che hanno avuto infezioni agli occhi o alle orecchie perché, oltre all’acqua, i cambogiani usano anche il borotalco che mettono sui visi della gente.

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Sinceramente, ho anche notato come i poveri siano esclusi da questi festeggiamenti perché, se vogliono mangiare, devono continuare a frugare nell’immondizia, chiedere l’elemosina o riciclare bottiglie di plastica e mi fa sempre un certo effetto vedere bambini che si divertono e loro coetanei, spesso con vestiti mezzi strappati, i capelli scarmigliati e la pelle inscurita dalle tante ore passate al sole, ancora costretti a lavorare. Allo stesso modo, da quando sono qui ho visitato diversi villaggi in cui le persone ancora vivono con il minimo indispensabile. Alcuni di questi villaggi non hanno l’acqua potabile (ci sono diverse Onlus il cui scopo è proprio quello di costruire pozzi nei villaggi). È impossibile guardare lo spreco d’acqua per la festa e non pensare alle persone che, nei villaggi, non hanno acqua pulita da bere o per lavarsi.

In conclusione

Il periodo del Capodanno Khmer è frenetico e un’occasione unica per vivere la Cambogia in maniera diversa dal resto dell’anno. Esso si snoda in tre giorni, come già accennato, e ognuno di questi ha le proprie caratteristiche. Il mio consiglio è quello di prendere il coraggio a due mani, buttarsi nella folla di cambogiani (saranno pronti ad accogliervi!) e divertirsi. So di diversi occidentali che in quelle sere sono rimasti chiusi in camera oppure che hanno camminato cercando di evitare l’acqua e il caos. Visitare la Cambogia in quei giorni significa mettere in conto questo evento. Il mio consiglio, appunto, è quello di abbracciarlo totalmente, usare un po’ di prudenza e buon senso e godervi il Capodanno Khmer!

Maricla

Scrittrice freelance e attivista, Maricla vive in Cambogia. La sua missione nella vita è mettere le sue passioni per la scrittura e i viaggi al servizio del mondo, raccontando le situazioni e le vite di persone di cui in Occidente la gente sente parlare poco. Maricla è autrice di vari libri e usa i suoi account social per parlare della Cambogia, dei viaggi, della scrittura e delle cause umanitarie che le stanno a cuore.

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