Siamo partiti per quest’avventura con Graziano reduce da una settimana di febbre alta e con l’ansia di non sapere ciò che avremmo trovato. La meta che abbiamo scelto per questo viaggio è una meta insolita soprattutto per il mese di agosto: Il Cairo.

La nostra indole da viaggiatori ci spinge sempre a viverci il posto, a scoprirlo, ad esplorarlo e quello che abbiamo visto in Egitto, non è solo le piramidi (leggi il nostro articolo), la crociera sul Nilo e tutti i posti che ti elencano nella locandina dell’agenzia di viaggi sotto casa, ma molto altro, molto meno da locandina. La differenza tra turista e viaggiatore è sostanziale: il viaggiatore è colui che oltre ad osservare le caratteristiche di un posto, le vive le analizza e ne percepisce le diverse facce, belle o brutte.

Osservando la città dall’aereo prima di atterrare notiamo il colore sabbia, qui tutto è giallo! È quello che ci aspettavamo, le dimensioni sono gigantesche e, dopo la seconda virata, eccole sotto di noi: le piramidi. Non abbiamo trattenuto le lacrime e l’ansia è stata spazzata via in un attimo.

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Appena atterrati all’Aeroporto Internazionale del Cairo ci siamo diretti a Giza. Abbiamo subito avuto modo di vedere la doppia faccia dell’Egitto: da un lato il lusso delle nuove costruzioni e di interi complessi residenziali che sono delle città vere e proprie; dall’altro lato la decadenza dei palazzi sventrati per far passare un’autostrada gigantesca tra i quartieri meno fortunati.

Dal finestrino del nostro transfer, osserviamo come questi quartieri non sono altro che una serie di palazzine fatiscenti messe li, senza un piano urbanistico, senza un concetto di vivibilità per l’uomo, o di sinergia con il mondo e con se stesso. Gli edifici sono un pattern di colori unico e raccapricciante al tempo stesso. Quelli sono i colori di una camera da letto che non c’è più, la storia di una famiglia che è costretta a organizzarsi in una maniera diversa, dopo aver perso quello spazio in più tra le mura di casa. 

Giza oltre le Piramidi: tra contrasti e sorprese

Arriviamo a Giza, l’emozione è forte, vedevamo la sagoma delle piramidi già da lontano, ma appena giungiamo a destinazione ci accorgiamo di quanto siamo stati fortunati ad aver prenotato l’alloggio di fronte ad esse. Ah… L’alloggio l’abbiamo prenotato la sera prima della partenza, perché l’hotel che avevamo bloccato mesi prima era praticamente scomparso da Maps, insomma un hotel fantasma! Chiamando al numero ci diceva di non preoccuparci che ci avrebbe sistemato in un’altra struttura. Le recensioni dell’altra struttura raccontavano di camere senza corrente elettrica, scene di ordinaria amministrazione per chi vive in una megalopoli! 

Conoscevamo il mondo arabo e di come lo stile di vita fosse differente dal nostro occidentale, ma non ci saremmo mai aspettati di trovare una situazione così particolare per noi turisti. Qui a Giza, all’ombra di uno dei tesori più importanti al mondo, regna la povertà. Il popolo vive in quartieri popolari, e i problemi sociali e politici del paese sono tangibili nella vita quotidiana. 

A pochi passi dall’ingresso del sito archeologico delle Piramidi, ci sono delle vere e proprie barricate dell’esercito e della polizia egiziana dove i controlli sono abbastanza severi, a causa del contesto che lo circonda. Il quartiere di Giza sprofonda nel degrado e nella povertà, la popolazione che lo abita cerca un aiuto dai turisti di tutto il mondo. Non vi spaventate se gruppi di bambini vi chiederanno cibo o pochi spicci pur di mangiare qualcosa! 

Sistemati nella struttura alberghiera, il giovane gestore Houssein ci mostra la nostra stanza e l’incredibile terrazza con affaccio sulle Piramidi. So già che quella vista sarà un ricordo indelebile nella mia mente. Per cena ci rechiamo al fast food più vicino, il nostro amato KFC. Ci è bastato percorrere circa cento metri per capire che non sarebbe stata una permanenza facile quella al Cairo. I dettagli della passeggiata hanno toccato enormemente la nostra sensibilità e preferiamo portarlo come un triste ricordo.

Tra le meraviglie del mondo antico e le cooperative

Il giorno seguente abbiamo visitato le piramidi di Cheope – unica meraviglia del mondo antico ancora esistente – di Kefren e di Micerino, ed il sito archeologico di Saqquara e Memphis, l’antica capitale d’Egitto. Sulla strada per arrivare al sito, la guida ci spiega di come in quella zona siano nate delle cooperative di artigianato locale e di coltivazione di datteri, con lo scopo di togliere i ragazzi dalla strada. Questo è un piccolo barlume di speranza in una megalopoli che paga un prezzo di degrado troppo alto.

Tornati in serata in hotel, eravamo distrutti per uscire, così ci siamo accomodati sul rooftop della struttura e abbiamo sorseggiato una birra vista piramidi. Essendo in un paese musulmano, non è possibile servire alcol all’interno di hotel e locali, soprattutto in alcune zone della città, è stato Houssein che, per semplice cortesia, ha ordinato per noi una birra tramite l’app di delivery locale.

Downtown Cairo

Il giorno seguente raggiungiamo Il Cairo per visitare il Museo Egizio, un vero gioiello di architettura novecentesca. I tesori al suo interno sono infiniti, sfortunatamente abbiamo trovato il suo allestimento e il suo percorso mostra spartani e confusionari. Visitarlo senza una guida diventa difficile. Al suo interno si trovano le ricchezze dell’antico Egitto: dalle stele, ai sarcofagi fino ad arrivare al famoso ornamento funebre di Tutankamon.

Ad oggi Il Cairo ha già inaugurato il Nuovo Museo Egizio, a pochi chilometri dalle Piramidi, infatti durante la nostra visita metà delle sale erano già state svuotate e i tesori trasportati altrove. Una volta usciti dal museo pranziamo in un fast food del posto a noi sconosciuto, ma che ci ha colpiti per l’ottimo cibo, subito dopo ci catapultiamoi in Downtown Cairo. Questo è il centro della città con palazzine in pieno stile europeo ma trascurate nel tempo… molto tempo.

Il mercato di Khan El Khalili

Nei giorni successivi abbiamo girato la città grazie agli amici Tarik e Yossra, i quali ci hanno condotti nel mercato di Khan El Khalili. Un gigantesco bazar all’aperto dove si può trovare qualsiasi cosa. Ovviamente vi consigliamo di stare attenti, perché quello che vi spacciano per autentico molto spesso autentico non lo è, i prodotti made in China sono arrivati anche qui.

In questa zona di Old Cairo (leggi il nostro articolo), ci spiega Tarik, molte strutture medievali stanno letteralmente crollando su se stesse e il governo resta cieco davanti tale situazione. Questo porterà inevitabilmente a perdere un patrimonio storico e culturale inestimabile.

Dopo la visita al souq, nel tardo pomeriggio, siamo andati al Zeeyara Hotel e Restaurant, un  gioiello ispirato ad un riad marocchino nel cuore del centro storico del Cairo. Qui abbiamo cenato sulla terrazza con vista sul Cairo che non dimenticheremo mai.

Garbage City e la città dei morti: riflessioni sulle contraddizioni del Cairo moderno

Uno dei quartieri che ci ha colpito  e fatto riflettere sulla condizione delle megalopoli è Garbage City. Il nome parla da sé: la città della spazzatura. Qui ci sono centinaia di migliaia di persone che vivono tra la spazzatura, interi cumuli di plastica, metalli ed ogni genere stipati tra i palazzi e le auto. Noi l’abbiamo attraversata per raggiungere il Monastero di San Simone e farlo non è stato affatto semplice. Considerate che era estate e c’erano circa 40°, l’auto di Moammhed con cui viaggiavamo in città non aveva aria condizionata ed eravamo obbligati a tenere i finestrini aperti. Ad un certo punto l’aria era diventata irrespirabile, fino all’arrivo presso il Monastero di San Simone, una grande grotta scavata nella roccia  adibita a chiesa dove i cristiani possono andare a pregare, qui abbiamo respirato aria pulita.

In tutte le megalopoli del mondo sono presenti città della spazzatura che, come ci spiega Moammhed, sono una risorsa per i più poveri che lo fanno diventare un bene preziosissimo riciclando le materie di scarto. A Garbage City i camion scaricare ogni giorno la spazzatura accanto ai muri delle case, dove vivono uomini, donne, bambini…

Eppure non è l’unico posto ambiguo che esiste al Cairo. Non distante dalla Città della Spazzatura distante sorge la città dei morti, un grandissimo cimitero con tombe semi distrutte dove all’interno hanno trovato la propria dimora tantissime persone meno fortunate.

Cosa farai quando sarai al Cairo?

A dividere Garbage City e la città dei morti dal parco dell’Al Azhr vi è solo una strada, ma la differenza visiva è netta. Stiamo parlando di un parco con il prato tagliato al millimetro, le fontane zampillanti, cafè e ristoranti con vista sulla città. Uno scenario totalmente diverso che ci fa pensare come il Cairo abbia tanti volti, che cambiano per una manciata di metri, dove esiste una linea sottile che fa sparire il cattivo odore della spazzatura e spumeggiare il profumo dei fiori e delle rose. Non dimentichiamo che le linee sottili non sono resistenti, prima o poi si spezzano!

La cittadella di Saladino e le moschee

Arriviamo alle moschee della cittadella in pieno stile cairota, a bordo di uno dei tantissimi tuk-tuk presenti in tutta la città. Le moschee sono di un fascino senza tempo, qui rispetto ad altri paesi musulmani, sono visitabili dai turisti, ovviamente con tanto di regole da seguire. Ricordiamo che ad esempio questo non è possibile farlo in Marocco, dove per entrare in moschea devi essere di fede musulmana.

In ogni moschea sono presenti i muezzin che con un’offerta ti fanno ascoltare il loro richiamo all’interno delle cupole. È molto emozionante come cosa! Le moschee, da paese a paese, non sono  uguali dal punto di vista architettonico, o meglio gli elementi sono gli stessi ma sono disposti diversamente. Qui in Egitto l’architettura è molto più simile a quella turca o persiana, rispetto a quella vista nei paesi del Maghreb.

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Tramonti e avventure al Cairo: un’epica odissea verso Mokattam

Per capire l’immensità del Cairo dovete assolutamente raggiungere questo posto, qui è possibile ammirare uno dei tramonti più belli e famosi al mondo, con questo sole rosso africano che si accomoda sulla città per fare spazio alla notte.

Arrivare lì non è stato semplice, in realtà nulla è semplice al Cairo, ma quest’esperienza che ha del goliardico e romantico rimarrà per sempre nei ricordi. Fermiamo un taxi in zona Zamalek, e per arrivare a Mokattam sono circa 15 km, un’ora e mezza di auto (con traffico medio). Il taxi è guidato da Moammhed che non parla una parola in inglese e, sopratutto, continua a chiederci soldi aggiuntivi, mentre si distrae continuamente alla guida. Ad un semaforo ci tampona un’ auto, lui esce tutto arrabbiato guarda l’auto prende una sigaretta e rientra dentro. Fa una decina di metri e c’è un poliziotto, che aveva assistito alla scena, lui abbassa il finestrino ed anziché spiegare cosa gli era successo gli chiede di accendere la sua sigaretta, perché il suo accendino era finito chissà dove. Noi assistevamo alla scena dai sedili posteriori, dopo aver superato lo shock iniziale sbottammo a ridere, tanto da coinvolgere anche lui nella risata.

Arrivati a Mokattam, che si trova a ridosso di Garbage City, ci troviamo davanti ad uno scenario che non ci aspettavamo, una serie di palizzate, un vero e proprio muro di cemento da cui non si riusciva a vedere nulla. Nelle aperture c’erano dei ragazzi, non molto raccomandabili, ma che forse per simpatia ci fecero passare aldilà del muro senza chiederci una moneta.

Non contenti del panorama, ci ricordiamo che Google Maps segnava alcuni locali che affacciavano a strapiombo su questa vista, eppure non riuscivamo a capire dove fossero. Poco dopo si avvicinano altri ragazzi poco raccomandabili, che in inglese ci dicono di aspettare perché a breve sarebbero comparse le scale per passare dall’altro lato del muro dove c’erano questi bar, ma in cambio volevano dei soldi. La situazione in cui ci stavamo cacciando la capite da voi!

Noi avendo cash solo per pagare Moammhed e tornare in hotel. Il nostro transfer, in tutta la sua umanità ci ha aspettato per riaccompagnarci a Zamalek. Sulla strada verso l’hotel però c’è un altro aneddoto simpatico ed assurdo da raccontare: nella collisione precedente con l’auto, Moammhed ha bucato una ruota e quindi si è fermato per cambiarla (ovviamente con noi a bordo). Quando doveva pagare il ragazzetto che ha cambiato la ruota, ha abbassato il finestrino gli ha lasciato una moneta da due euro ed è scappato sghignazzandosela. Noi eravamo letteralmente morti dalle risate!

Zamalek: un’oasi di eleganza sul Nilo

Zamalek è stato il nostro quartiere di permanenza durante la seconda settimana al Cairo. Si tratta di un’isola al centro del Nilo e rappresenta il quartiere più occidentale della città. Qui sono presenti quasi tutte le ambasciate delle varie nazioni ed ogni palazzina ha uno stile architettonico diverso, alcune anche fuori dall’immaginario orientale.

A Zamalek potrete passeggiare tra i lunghi viali alberati e fermarvi ad una delle tante caffetterie famose della città, per gustare un ottimo caffè o la pasticceria locale. Nel quartiere sono presenti anche alcuni pub occidentali in stile europeo. 

Il Nilo

Un fascino millenario, un’acqua azzurra che è in netto contrasto con il giallo della città e del deserto. Il Nilo è il fiume più lungo del mondo e noi lo abbiamo navigato in due modi: prima al tramonto su una feluca, una tipica imbarcazione egiziana a vela, un’esperienza davvero unica;  poi con la Nile Crystal, una nave con ristorante al suo interno, nella quale è possibile assistere ai tipici balli dei dervisci rotanti, a cui non gira mai la testa!

Un aneddoto storico che ci ha affascinato molto, e che ci ha raccontato la guida durante la visita alle Piramidi, sul Nilo sono stati trasportati, su zattere giganti, le pietre per la costruzione delle piramidi. Sono stati trasportati per centinaia e centinaia di chilometri, con una tecnica ingegneristica di trasporto ancora oggi stupefacente.

L’artigianato autentico al Souq El Fustat

Che a noi piace scoprire posti fuori dai classici itinerari è risaputo, ma che andassimo in giro da locals al Cairo, a cercare la chicca è stato davvero una follia agli occhi di più di qualcuno con cui ne abbiamo parlato. Comunque nei nostri tanti giri abbiamo scoperto un posto che vale davvero la pena vedere, stiamo parlando del Souq El Fustat.

Questo mercato si trova vicino la Moschea di Amr Ibn Al As, una delle moschee più grandi della città, ed è diverso dagli altri mercati del Cairo, come ad esempio il più famoso e gettonato Khan El Khalili, dove ahimè sta diventando difficile trovare qualcosa di autentico, o meglio qualcosa che non provenga dalla Cina. Al Souq El Fustat, invece, è possibile trovare delle botteghe di artigiani e artisti locali. C’è chi produce oli e incensi, chi lavora i tessuti, chi crea del pentolate colorato di design e chi da una porta rotta o una veneziana ne fa uscire uno specchio o un appendi abiti anch’esso di design. Insomma in questo mercato è difficile non innamorarsi di tutto quello che si trova, ed essendo sconosciuto, ci si trova a vagare quasi in solitaria.

La cosa che ci è rimasta impressa del Cairo è la quantità enorme di persone che, durante la notte, raddoppia. Questo accade perché, ci spiega Tarik, le temperature sono molto elevate ed è difficile lavorare con tali condizioni. Non vi spaventate se vedrete i cittadini del Cairo lavorare la notte. Qui appena tramonta il sole si va in piscina, si incontrano gli amici, praticamente si vive. Dopo qualche giorno al Cairo ci siamo abituati a questi ritmi stravaganti, tanto da ambientarci nel caos incessante. 

Graziano e Federica

Hola siamo Graziano e Federica, due viaggiatori che hanno unito la propria vita nelle passioni e nel lavoro facendone un viaggio unico. Ci siamo conosciuti ad un colloquio di lavoro, che avremmo lasciato entrambi da li a breve, e dopo quindici giorni abbiamo prenotato il nostro primo viaggio insieme. Amiamo le cose colorate, i profumi del buon cibo e scoprire ogni giorno posti nuovi. La nostra casa è l’unione tra il design lineare scandinavo e lo spirito bohéme parigino.

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